Come definire il volontariato
Se cercaste nel dizionario il termine volontariato trovereste moltissime definizioni diverse. Sulla Treccani il volontariato viene definito come una “prestazione volontaria e gratuita della propria opera a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo”. Ecco due grandi pilastri del volontariato: la “libertà e spontaneità” di scegliere l’attività che più rispecchia le proprie inclinazioni e la sua “gratuità”, ovvero l’idea che si tratti di azioni che non richiedono nessun tipo di compenso economico. Il volontariato spesso viene svolto in contesti di grande svantaggio sociale o/e economico, intervenendo in situazioni di disagio sociale che possono essere definite da una condizione emergenziale e temporanea, oppure durevole e continuativa. In ogni caso, è difficile dire in poche righe che cos’è il volontariato. Ogni associazione, ogni ente e persino ogni stato ha un suo rapporto e suo personale metodo di vedere il volontariato. Tuttavia, ci sono dei punti che in maniera condivisa accomunano ogni sua forma, ovvero la libertà nella scelta, la mancanza di una retribuzione e l’idea che il volontariato agisca a sostegno dei lembi del tessuto sociale più bisognosi.
Il volontariato può quindi essere descritto come una scelta individuale totalmente libera di dare un contributo proprio alla società. A questa definizione è tuttavia doveroso aggiungere un altro punto: il volontariato è un’attività che si prefigge di migliorare in qualche modo il mondo. Per evitare di cadere in definizioni che appaiano troppo naive, conviene definire meglio cosa si intende quando si parla di “migliorare il mondo” e per raccontare questo aspetto vorrei partire da un intervento che il responsabile di un progetto di volontariato europeo ha fatto qualche anno fa. Il progetto a cui faccio riferimento consisteva nel passare un mese nel deserto di Tabernas in Spagna e alloggiare in un ecovillaggio.
L’obiettivo del progetto? Riforestare un deserto.
Se pensiamo concretamente a quanto appena detto sembra veramente poco concreto anche in una visione a lungo termine e in una prospettiva di un impegno decennale. Questo pensiero toccava un po’ tutte le volontarie e i volontari partecipanti al progetto, perciò una sera decidemmo di parlarne con la nostra coordinatrice di progetto e le chiedemmo se fosse ancora possibile cercare di rallentare l’azione di distruzione dell’uomo verso l’ecosistema. Lei ci rispose, serafica: “Io posso essere negativa nel pensiero e sapere coscientemente che forse non riusciremo a fare qualcosa di concreto per l’ecosistema, ma questo non significa che sarò mai negativa nelle azioni.” Questa frase, di una semplicità tale da essere allarmante, nella testa di una ragazzina di poco più di vent’anni ha avuto un impatto davvero devastante. Impatto che con il tempo non è andato scemando: ancora oggi in quelle parole io posso ritrovare il senso tutte le volte che decido di mandare una nuova application o quando scelgo di impegnarmi per un progetto di volontariato di qualsiasi tipo. Fare volontariato pensando di migliorare il mondo non significa infatti illudersi che tramite il tuo contributo la realtà circostante subirà necessariamente un cambiamento rivoluzionario o duraturo, significa invece continuare a impegnarsi per far si che qualcosa cambi, indipendentemente da quanto grande sia l’obiettivo posto in partenza.
Le ragioni per fare volontariato
Quanto detto precedentemente ci permette di vedere con maggiore chiarezza un altro aspetto centrale del volontariato, ovvero che ognuno ha delle ragioni personali quando decide di intraprendere questo percorso. Quindi, se le mie ragioni possono seguire un’idea utopistica di cambiamento e contributo, altre persone possono avere idee più pratiche e concrete di cosa voglia dire e perché fare volontariato. Moltissime persone decidono infatti di fare volontariato perché spinte dalla necessità di dare un contributo a delle realtà che magari già conoscono e di cui hanno a cura gli interessi. Accade spesso che parenti o amici di persone che si sono trovate o si trovano in una situazione di difficoltà, o che vivono nel quotidiano una malattia, decidano di dedicare il loro tempo a enti che agiscono a supporto di quella specifica condizione.
Altre persone vedono invece nel volontariato una possibilità di apprendere maggiori competenze. In questo caso sono spesso i ragazzi e le ragazze giovani, che si avvicinano a organizzazioni che operano in ambiti affini al loro percorso accademico. Basti pensare a quanti studenti fanno volontariato in un paese estero per apprendere una lingua o per fare un percorso di tirocinio valido per completare il proprio ciclo di studi. Inoltre, durante la mia ultima esperienza di volontariato ho incontrato tantissime donne o uomini in maggiore età che, spinti dal desiderio di mettersi ancora in gioco e di restituire qualcosa delle tantissime esperienze e competenze che hanno accumulato nell’arco della loro vita, non si tirano indietro quando si tratta di portare avanti un progetto di solidarietà volontaria.Guardando con attenzione a tutte le categorie citate precedentemente, quello che ne possiamo desumere è che il volontariato è sempre un’azione che oltre ad arricchire la vita di chi ne beneficia, arricchisce anche la vita di chi lo fa. Per dare credito a quanto detto, e farvi capire che non è solo una frase da manuale, vorrei raccontare la storia di un ragazzo che ho conosciuto durante un servizio di volontariato per un’associazione che gestiva una mensa per le persone bisognose. Questo ragazzo aveva iniziato il suo servizio perché costretto dai servizi sociali a scontare una pena per un reato di aggressione. All’inizio del percorso il ragazzo ci aveva raccontato che non avrebbe mai scelto di sua spontanea volontà di fare nessuna azione di volontariato, e che l’idea di prestare del tempo gratuitamente sembrava solo un’assurdità inventata da chi di tempo ne aveva da perdere. I mesi di servizio obbligatorio intanto sono finiti, ma questo ragazzo continua a venire due domeniche al mese per aiutare le ragazze della cucina.
I benefici del volontariato
Fare volontariato fa anche bene alla salute. Lo sapevi?
Diversi studi dimostrano che chi svolge azioni di volontariato ottiene anche dei benefici fisici e mentali. In primis, il volontariato ci spinge verso nuove sfide, ci mostra delle potenzialità a noi spesso sconosciute e ci apre porte alla conoscenza di nuovi mondi . Tutto questo aiuta in maniera incredibile l’umore e la sicurezza in noi stessi. Inoltre, impegnare una parte del proprio tempo significa essere stimolati a perderne meno: l’organizzazione, la pianificazione e la spinta a capire che il tempo a disposizione è prezioso allena la nostra mente per gestirlo al meglio. Va poi considerato che spesso il volontariato ci pone di fronte a situazioni e a spaccati di vita davvero difficili, aiutandoci quindi a capire come dare il giusto peso alle nostre piccole incombenze quotidiane che troppo spesso vediamo come insormontabili.
Riguardo a quanto detto, numerose ricerche hanno riscontrato che il volontariato ha degli effetti positivi sulla salute mentale dei volontari. Per esempio, uno studio pubblicato lo scorso anno ha mostrato che esiste un miglioramento dei sintomi della depressione come conseguenza indiretta del volontariato da parte dei soggetti di mezza età presi in considerazione nello studio.
Per concludere, Robert Waldinger, un professore di Harvard, ha tenuto nel 2018 una conferenza su uno studio che viene condotto dal 1930 sulla felicità umana. Durante la conferenza lo studioso ha mostrato che le persone che si avvicinano alla vecchiaia sono più felici e soddisfatte della loro vita se hanno avuto relazioni sociali e umane di qualità. La ricerca ha mostrato che la condizione sociale, le ricchezze e i risultati accademici non hanno compensato al fine della salute e della buona condizione mentale dei soggetti studiati quanto hanno contribuito invece la capacità di creare relazioni felici tramite rapporti sociali di valore.
Applicando questo al volontariato e alla possibilità che esso ci offre di stare a contatto con l’altro e di fondare sulla “relazione” un altro suo importantissimo pilastro, appare ovvio il motivo per cui tutti dovremmo considerare il volontariato come qualcosa da sperimentare nel nostro quotidiano.